Il centrale di difesa è probabilmente è il ruolo che più si è modificato, evoluto nel tempo. Oggi il centrale di difesa non è più libero o stopper, non è più passivo, anticipa la giocata, è fisicamente più simile agli altri giocatori, è meno rude, più tecnico ed elegante.
La dicotomia classica tra attacco e difesa viene stravolta dal centrale moderno che inverte lo schema, ribalta il duello con la punta avversaria, ne anticipa l’azione e la costringe a reagire, ha l’onere (ma anche l’onore) della prima mossa.
L’aspetto fondamentale dell’evoluzione del difensore centrale di oggi è quello di saper pensare nello stesso modo dei propri compagni di reparto; nel calcio moderno, il difensore ha parametri fisici, organici, di forza, di intensità uguali, o che si differenziano poco dall’esterno, dal centrocampista, dalla punta.
È un atleta che non sta più in disparte, slegato dalla squadra, ma sale, accompagna, ricopre più metri in campo, lo fa scivolando sugli esterni, muovendosi in generale molto di più: ed è sempre coinvolto nella manovra.
Non è per lui sufficiente, quindi, solo contenere, togliere riferimento al suo diretto avversario e osservare cosa fanno i suoi compagni predisposti all’azione offensiva, ma vive i 90 minuti della partita, ogni situazione, ogni zona, in maniera mentalmente e fisicamente attiva, senza dimenticare lo stress da ultimo uomo.
Deve saper impostare la manovra e, perché no, segnare anche qualche goal.